venerdì 26 agosto 2016

Teofasto e la regola dell'uovo

Al tempo della seconda crociata
il giovane villano Teofasto
di ritorno dalla disfatta
si preparava al rientro in patria.

In compagnia di Uguccione
amico d'arme e di disavventure
sedevano intorno ad un fioco fuoco
discorrendo su quel che ha da venire,

il giovane villano
avendo speso troppo tempo
lontano dalla giovane compagna
nutriva un serio dubbio della di lei fedeltà,

con animo e coraggio
pose la domanda al vecchio amico
in questo modo:...
Come scopro se lei l'ha data ad un altro?

Uguccione come in battaglia
sempre pronto a dare soluzione
con impeto esclama:
Bisogna che tu prenda un uovo e lo fai sodo,

poi lo avvicini alla vulva della tua compagna
se lo risucchia vuol dire che ha fame
e quindi stai ben certo amico mio
che un uovo solo non le basta

figurati lontano a più di mille miglia
quanti ne ha potuti mangiare
mentre tu ignaro eri in battaglia,
fidati ne può ingerire un gran numero

senza essere mai sazia.
Quindi in quel caso
sentiti tradito e benvenuto
nella compagnia dei cervi imbufaliti.

Se invece l'uovo
viene risputato fuori
è segno che ne ha avuti in abbondanza
e in tal caso sentiti tradito ugualmente.

Del ragionamento il giovane
seguiva ogni passo quasi a voler
scolpire quelle parole
nella pietra nera della gelosia.

Quindi son becco in tutti i casi?
Come tutti noi aggiunse l'amico
meglio non prenderla a male
i dubbi sono come il tarlo

ti fanno seccare a poco a poco
la gelosia poi è roba da insensati
se si potessero contare
tutte le volte che tua moglie col pensiero

mi ha desiderato
saresti sicuramente il più fornito
di tutti noi.
Non prendertela amico mio

la mia è altrettanto
meglio dormirci sopra
tanto al tradimento come all'inganno
non c'è rimedio.

lo scopri solo quando è tardi
Buonanotte.





Giùciaravolo




Caroselli patoetici

Non so amici miei
da dove prendete ispirazione
per metter in giro
i vostri meravigliosi versi,

sarà colpa della fine dell'estate
o per un certo protagonismo circense
come acrobati e giocolieri
per dire puntualmente sempre la vostra,

le occasioni non mancano
per il consueto sciacallaggio,
se la retorica mi disgusta
la retorica della retorica mi oltraggia,

certe volte mi chiedo
dove siano finite le vostre muse
ammesso che le abbiate mai trovate
in quel caso

sarebbe stato più proficuo
mandarle a battere sulla statale.
Povero verbo italico
che giammai fosti unica cosa

violentato ogni giorno
per il vezzo di raggiungere una nuova forma
allo scopo di ottenere come in un gioco
punti di soddisfazione che non arrivano

al giorno dopo.

Moltiplicare le lettere
non significa aver più erudizione
la logica di certe vostre esternazioni
mi ferisce fino a farmi genuflesso

in questo marasma di scopiazzature
a destra e a manca
nessuno dice
e tutti scrivono per sentito dire.

in questo modo
gli equivoci prendono maggiore spazio
fino a confondere un capezzolo
col capezzale.

Da cosa nasce cosa
in questo modo
dall'errore vengono fuori
veri e propri mostri,

fino a confondere
la vita con la morte
dimenticando che abitano nella stessa casa.
A noi piace credere

alle nostre fantasie
dimenticando che ogni giorno
è un giorno in meno ed uno in più per maledire,
credere ed obbedire non allunga il divenire.

Sappiate che quel che scrivo
è frutto del mio discernimento
mandatemi pure al diavolo se volete
e ricordate che il centro è ovunque

e la circonferenza da nessuna parte.



Giùciaravolo




venerdì 19 agosto 2016

Le colline non hanno le punte aguzze

Nei segreti ho riscoperto
quell'arte antica
di celar il palese
con i segni d'ombra a cono,

come lo gnomone
m'appresto ad indicare l'ora,
il punto ed il parallelo
col sole puntato sulla fronte,

delle vicende umane
poco rimane,
la solita retorica del giorno dopo
a lungo stanca,

nei libri si raccontano solo fandonie
s'aggiusta il tondo per farlo diventare quadro
e l'alabastro  s'assottiglia
come fosse pan grattato,

al diavolo le corbellerie
di certe diciture stanche,
al diavolo la logica delle teorie
che come i palloni tentano di volare in alto,

in basso dietro le ombre dei pennoni
ansima sottile la voce fioca
dell'ultimo viandante
pronta a maledire ogni istante,

la grazia non viene dal cielo
e nè da sottoterra
non esiste nemmeno oltremondo,
non c'è pace senza guerra,

ahimè che mondo infame!
Vivere ogni giorno non è una scommessa
ma una condanna
quando al ridere resteranno solo  ossa,

cumuli di carcasse
ammucchiate alla meno peggio
come legna da ardere
pronte a prendere il posto

nel loculo assegnato.
La civiltà muore per mano della prepotenza
acrobati buffoni pretendono di dettare legge
senza obbedire a regola.

Le strade son piene di barboni
a questi s'aggiungono gli immigrati
chiamati profughi per convenienza
catapultati come letame nelle strade,

per ricavar profitto da chi non ha speranza
ma solo diritto
Perchè in questo paese bisogna garantire
a tutta questa transumanza,

un alloggio e un vitto
una ricarica settimanale
e qualche film porno
per creare altri schiavi del giorno dopo.

Maledetta questa terra con tutti i suoi abitanti
le ossa dei miei avi ribbollono nel sangue
avide canaglie fottono il futuro per pochi ceci
somministrando un buonismo

che fa diventare ciechi.





Giùciaravolo










martedì 26 luglio 2016

Lucciola

Soffia leggero il garbino
accarezzando le foglie dei platani
che puntano sempre verso il mare
la dove albergano

pittori, imbianchini ed ambulanti.
Sapori di maree alte e basse
diffondono nell'aria un po di calma
dando sollievo a chi è nato stanco.

La bimba col fiocco giallo
gioca a fare la mamma
tenendo in una mano l'ago
e nell'altra il filo come Arianna,

presto sarà già sera
e poi notte fonda
un dito nella piaga
anticiperà l'arrivo di un nuovo giorno,

amara è la sorpresa
per essere cresciuti  troppo in fretta
quando all'ago e al  filo
subentra  l'orco e di conseguenza  la statale

un'illusione si accende
dopo un'altra appena spenta
un'intermittenza variabile e precisa
sta ad indicare l'inconsistenza di certe vite,

rese ancor più intollerabili
dal flusso delle ruote
vagoni di insulti e soste ad ore
confondono passanti e villeggianti,

la lucciola asciuga il sudore
del mentitor cortese
ottenendo in cambio qualche obolo
che versa all'orco prepotente,

nel caos anche l'ultimo semaforo si è spento,
il fiocco giallo ha lasciato il posto
al gonnellino rosso trasparente
le grazie della mamma

sono vendute a basso costo,
di quei giochi tanto amati
solo un labile ricordo.
Dall'alto dell'Olimpo

discendesti come una Venere di Milo
in equilibrio a stento  su quei tacchi a spillo
e come tale senza braccia
con le mani legate sulla schiena


fosti lanciata come un sasso dentro un fosso.



Giùciaravolo









domenica 24 luglio 2016

INFINITO

Leggiadra scivola via
questa mia mania
di voler far trasudare
dalle banalità cose più serie.

Un foglio bianco
attende un altro per un altro ancora
un riempire lo spazio
per accantonare tutto

nello scaffale delle cose dette.

I cicli sono un'invenzione
come le traiettorie
che ci illudono di procedere verso
un dove che non si vede.

Dietro l'orizzonte
c'è sempre un' altra prospettiva
il tondo , il cono e l'icosidodecaedro
sono come Xenofonte,

cambiano direzione
di come tira il vento,
presto arriverà una nuova sera
ed io invano attenderò il tuo ritorno,

quest'immedesimarsi nelle cose
mi sconcerta
vorrei un cielo di rose
e poche spine con punte sagomate

a malapena queste sfiorano l'addome
dandomi piacere e non più male,
affogo nel declino della vita
restando sveglio ancora un poco,

consapevole di non essere stato fottuto
fino in fondo
perchè ancora capace di capire
che l'infinito è il mondo

e i mondi sono infiniti.


giùciaravolo

Quanto sono buone certe more

Mi accarezza l'idea
di prenderti un giorno
l'opalescenza del tuo viso
s'intona bene con le tue due gemme,

son partito ancor prima dell'arrivo,
sul binario morto dei miei anni
mangiavo more
intanto che fumavo qualche bionda,

l'aspide attenta
sa dove colpire
nascosta sotto il sasso
aspetta il mio arrivo,

il falco pellegrino sorvola l'orizzonte
sa che deve colpire se vuole essere tale
il sole scivola tra le nuvole
quel sasso attira la sua attenzione,

io passo e l'aspide va a vuoto,
il falco piomba sullo strisciante
che s'attorciglia sulla zampa destra
presto prende il volo il predatore

portando a spasso
per le valli amene
quel filo di viticcio
che a poco a poco scema,

suona la campana
il frate avverte che la tavola è pronta
dopo aver fatto copula
comsegna lo zucchetto alla perpetua,

presto arriverà anche il suo turno,
il meriggio infonde sonno e voglie
si spoglierà all'ombra dei candelabri spenti
così avrà una gradita digestione.

il treno sfreccia sul rovente metallo
anime di suicidi attendono invano il trapasso
incatenati a quei binari
come condannati alla gogna

sospiro un poco
riprendo a pensar profondo
un profumo di grano appena raccolto
conquista le mie narici

è la bionda per un po farò come il frate
dimenticando che mi piacciono le more.

giùciaravolo 


sabato 16 luglio 2016

FELLATIO

Sia benedetto Dioniso
con tutte le sue puttane
che per sollevare dal letame la bestia
resa tale dai suoi simili

ci ha regalato un gioco
semplice,gratuito e di gran gusto.
Al diavolo il procreare
meglio godere fino allo sfinimento.


Giùciaravolo