Paese
mio
che
lieve t'appoggi
tra
terra e mare
tra
fuoco e cielo,
quanto
sei cambiato
rimanendo
sempre uguale
nessuno
se n'è andato
tranne
me,
brillano
le stelle
accompagnate
dai fuochi di parata
perfino
al cimitero
suona
la campana,
fiumi
di persone attraversano
le
tue strette arterie
come
sangue nelle vene
per
giungere al cuore della cattedrale,
i
santi sciolti dai vincoli
son
sorretti in spalla
tra
i devoti in lacrime
e
le vedove esultanti,
più
in là lo scemo del paese
recita
a più riprese
lo
stesso repertorio di una volta
i
borsaioli fanno lo stesso,
tra
una spinta e una scusa
fanno
la festa a qualcuno
godendo
di nascosto solo loro al buio,
la
campanella ha preso il posto delle tre carte
la
combriccola è la stessa
sono
anni che recitano a memoria,
il
palo, il gaffo e il mazziere
di
polli ce ne sono sempre tanti nelle fiere,
quest'allegria
allenta ogni tensione
l'oste
offre e l'ubriacone beve
due
giovani in disparte
si
amano festeggiando a modo loro.
Giùciaravolo
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