Quant'eri bella
distesa su quel prato
non eri mia
e forse non lo sarai mai,
sotto le tue braccia scoprivo
il giovane pelo appena tagliato,
e le tue forme tondeggianti
permeavano profumo e delizia di vita
non ti sfiorai nemmeno
eri occupata come quando accade
per la ritirata
trovi sempre chiuso
e intanto te la fai addosso,
in questo caso fosti mia
senza che nessuno e nemmeno tu
t'accorgessi di questo mio impeto nascosto,
ormai sono secco e decadente
prossimo per il fuoco dell'oblio,
man mano che la morte s'avvicina
riscopro quel sapore antico
di passioni e membra,
sempre nuovo mai uguale
non soffro per amore
e ne anelo all'autocompiacimento,
le sensazioni son dardi scagliati
dal nulla e proseguono
chissà da dove
in direzione del vento
che mi sfiora,
tutto in meno di un secondo
per ritornare ancora
nella mia agonia compiacente
questa Venere è una grande traditrice,
ed io solo un povero deficiente.
giùciaravolo
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