venerdì 15 aprile 2016

Il poeta delle cipolle

Da tempo mi chiedo cosa sia
questa mania scrivere
con fiumi d'inchiostro
e lettere incollate,

potrebbe trattarsi
di una certa terapia
o un modo per sfogare
amplificando le proprie depressioni

il peggio  è credere di poetare
dando eco e risonanza ai propri versi
con una cortina fumogena
destinata a sparire ed essere abortita

ancor prima di venir compresa.
Per non parlare delle petulanze grammaticali
che da sole pretenderebbero
di tener lo scettro del sapere in ogniluogo,

il sentimento è inscatolato
ahimè in futili e banali soliloqui
destinati ai palati fini
cosi fini da non aver più denti

nè voglia di degluttir l'eccentrica meraviglia
di questi estri dei nostri giorni.
Un'ecatombe ambulante
di ombre in chiaroscuro,

senza consistenza e nè verso,
per molti è  solo un passatempo,
ignari che il tempo passa lo stesso
e per questo farebbero bene a tacere

e non scrivere una cicca,
una masnada di capocchie in erba
sempre pronti e in agitazione
per vomitar parole come crauti maldigeriti

i sentimenti fortunatamente
non appartengono a questo mondo
sono mere illusioni
che vivono di moto proprio,

inutile piegar la testa
e dire sissignore
se al cuore non c'è segnale
si perde tutto  con cavoli a merenda

e l'amarena a cena.
Il tempo degli infiniti è tramontato
così quello delle ginestre
e dei canti invocandi...

l'uomo s'appresta a sciogliersi
nel proprio oblio
cucinandosi come un polpo
a fuoco lento e nel suo brodo.

Scrivere è come dare un'etichetta
più difficile è definire
la moltitudine degli idioti
pronti a sproloquiar per l'apparenza,

ci vuole tanto coraggio
a dire delle cose
per questo i poeti sono estinti
insieme ai propri versi.

Io da cadavere che fui
non vi maledico
nè biasimo i vostri versi
ricordate la poesia è vita

e la vita è una cosa seria.


Giùciaravolo







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