martedì 26 luglio 2016

Lucciola

Soffia leggero il garbino
accarezzando le foglie dei platani
che puntano sempre verso il mare
la dove albergano

pittori, imbianchini ed ambulanti.
Sapori di maree alte e basse
diffondono nell'aria un po di calma
dando sollievo a chi è nato stanco.

La bimba col fiocco giallo
gioca a fare la mamma
tenendo in una mano l'ago
e nell'altra il filo come Arianna,

presto sarà già sera
e poi notte fonda
un dito nella piaga
anticiperà l'arrivo di un nuovo giorno,

amara è la sorpresa
per essere cresciuti  troppo in fretta
quando all'ago e al  filo
subentra  l'orco e di conseguenza  la statale

un'illusione si accende
dopo un'altra appena spenta
un'intermittenza variabile e precisa
sta ad indicare l'inconsistenza di certe vite,

rese ancor più intollerabili
dal flusso delle ruote
vagoni di insulti e soste ad ore
confondono passanti e villeggianti,

la lucciola asciuga il sudore
del mentitor cortese
ottenendo in cambio qualche obolo
che versa all'orco prepotente,

nel caos anche l'ultimo semaforo si è spento,
il fiocco giallo ha lasciato il posto
al gonnellino rosso trasparente
le grazie della mamma

sono vendute a basso costo,
di quei giochi tanto amati
solo un labile ricordo.
Dall'alto dell'Olimpo

discendesti come una Venere di Milo
in equilibrio a stento  su quei tacchi a spillo
e come tale senza braccia
con le mani legate sulla schiena


fosti lanciata come un sasso dentro un fosso.



Giùciaravolo









domenica 24 luglio 2016

INFINITO

Leggiadra scivola via
questa mia mania
di voler far trasudare
dalle banalità cose più serie.

Un foglio bianco
attende un altro per un altro ancora
un riempire lo spazio
per accantonare tutto

nello scaffale delle cose dette.

I cicli sono un'invenzione
come le traiettorie
che ci illudono di procedere verso
un dove che non si vede.

Dietro l'orizzonte
c'è sempre un' altra prospettiva
il tondo , il cono e l'icosidodecaedro
sono come Xenofonte,

cambiano direzione
di come tira il vento,
presto arriverà una nuova sera
ed io invano attenderò il tuo ritorno,

quest'immedesimarsi nelle cose
mi sconcerta
vorrei un cielo di rose
e poche spine con punte sagomate

a malapena queste sfiorano l'addome
dandomi piacere e non più male,
affogo nel declino della vita
restando sveglio ancora un poco,

consapevole di non essere stato fottuto
fino in fondo
perchè ancora capace di capire
che l'infinito è il mondo

e i mondi sono infiniti.


giùciaravolo

Quanto sono buone certe more

Mi accarezza l'idea
di prenderti un giorno
l'opalescenza del tuo viso
s'intona bene con le tue due gemme,

son partito ancor prima dell'arrivo,
sul binario morto dei miei anni
mangiavo more
intanto che fumavo qualche bionda,

l'aspide attenta
sa dove colpire
nascosta sotto il sasso
aspetta il mio arrivo,

il falco pellegrino sorvola l'orizzonte
sa che deve colpire se vuole essere tale
il sole scivola tra le nuvole
quel sasso attira la sua attenzione,

io passo e l'aspide va a vuoto,
il falco piomba sullo strisciante
che s'attorciglia sulla zampa destra
presto prende il volo il predatore

portando a spasso
per le valli amene
quel filo di viticcio
che a poco a poco scema,

suona la campana
il frate avverte che la tavola è pronta
dopo aver fatto copula
comsegna lo zucchetto alla perpetua,

presto arriverà anche il suo turno,
il meriggio infonde sonno e voglie
si spoglierà all'ombra dei candelabri spenti
così avrà una gradita digestione.

il treno sfreccia sul rovente metallo
anime di suicidi attendono invano il trapasso
incatenati a quei binari
come condannati alla gogna

sospiro un poco
riprendo a pensar profondo
un profumo di grano appena raccolto
conquista le mie narici

è la bionda per un po farò come il frate
dimenticando che mi piacciono le more.

giùciaravolo 


sabato 16 luglio 2016

FELLATIO

Sia benedetto Dioniso
con tutte le sue puttane
che per sollevare dal letame la bestia
resa tale dai suoi simili

ci ha regalato un gioco
semplice,gratuito e di gran gusto.
Al diavolo il procreare
meglio godere fino allo sfinimento.


Giùciaravolo

venerdì 15 luglio 2016

Ai poeti autocelebrativi

Non so se faccio bene
a dir quello che ho in mente
purtroppo è una costante
che m'accompagna da lungo tempo,

a leggere certe rime
se così vogliamo chiamarle
è come ripetere il padre nostro
con tutti i mortacci di seguito,

un fare versi per ricevere altri versi
in un tumulto di grugniti
da fare invidia perfino
ai poveri porci,

poveri questi uomini
che si sollazzano col tanfo dei propri peti,
ancor più pezzenti son coloro
che pur non comprendendo la nullità

applaudono per esistere in qualche modo.
Questo non è poetar ma cinguettar
col verso delle allodole
confondendo  i due piccioni con la fava,

l'essere ignoranti può essere una scelta,
ma fare gli asini in cattedra è insopportabile.
Purtroppo malgrado tanti suggerimenti
leggo ancora certe storture,

non commento perchè
nell'istante stesso tengo le mani sulla fronte
per vomitare con disgusto
la serie infinita di corbellerie lette e non digerite

espresse in maniera così petulante
da fare concorrenza
alle grancasse rotte dell'ultima banda cittadina
di un paese dimenticato da dio e dagli uomini.

Leggetevi e capirete
se trovate le mie rime troppo amare
vi consiglio di voltare pagina e ignorarmi
per continuare il vostro percorso,

carico di feticci dal tanfo insopportabile.
Le rime baciate sono un vero strazio
ad ogni frase la propria filastrocca
tutto per non dire nulla in fondo,

un divertimento per personalità
con difetti bipolari e schizofrenici.
e costoro hanno il coraggio di chiamarla arte,
ma per piacere rileggetevi

ed abbiate almeno il buongusto
di vomitarvi addosso qualche volta
forse in questo modo capirete
 quanto danno fate a dir quello che non sapete.


Giùciaravolo

giovedì 14 luglio 2016

Euforia d'estate

Candida nel vento
imprendibile e labile
come una nuvola 
ammalata di meteoropatia
non t'accorgi del mio
libaggiare col sangue
ormai sono secco
il vento ha asciugato l'ultima lacrima
non mi pento e ne mi vergogno
perchè amo senza condizione
e pur non corrisposto
sprofondo nel silenzio dei miei silenzi,
non faccio versi
perchè non sono un porco
ne tantomeno spero in un tuo
improbabile ritorno,
godo mentre attendo e odo in lontananza l'eco
scandito dal ritmo dello stillare
a goccia a goccia
del mio vermiglio succo.
Perdere in partenza
non distoglie il mio desiderare
perchè anche se muoio
lo faccio isolatamente.
Questo sentire così profondo
m'appartiene e l'immagine
che sfugge ad ogni controllo
producendo dicotomia tra dare e avere.
Probabile costruzione
dell'ennesimo castell per aria
finito in macerie
ancor prima d'esser completato.
Poco mi rimane d'aspettar
perchè nell'attimo sei gia cambiata,
non sei più la stessa
e tutto quello che sentivo
sa di pesce lesso.
Giùciaravolo

mercoledì 13 luglio 2016

Merda

Ho visto dei ricchi
cacare oro
erano loro... erano loro.
Più in la quattro stronzi

poveri e pronti
a raccogliere il profumo
dei peti altisonanti
che per natura galleggiano soltanto,

Una infinita schiera di ani
pronti ad espletare
come angeli celesti
divisi in schiere da dodici per dodici.

Nel meriggio di un giorno del cazzo
l'opulento signorotto insegna
al figlio che è uguale
come diventar corrotto in quattro e quattrotto.

La matrona stanca per non aver alzato un dito
si preoccupa del nulla
fantasticando sul proprio prurito
senza trovare una ragione,

forse la ragione sta nel dito
o negli amanti insodisfacenti
cavoli suoi chi se ne frega
io intanto taglio e rido,

certi mondi sono troppo grotteschi
per il mio sentire
faccio finta di essere quel che  sono
per agevolare queste fantasie.

A ciascuno il proprio patimento,
in certe circostanze mi sento come un fante
pronto ad avanzare con furia francese
e ritirata spagnola.

I peggiori sono i servetti
laidi, scarni come betulle secche
pronti ad accusare i simili
per ottenere un po di quel tanfo.

Vorrei piangere dal ridere
ma mi viene meno il sentimento
non li compiango se questi come meta
hanno scelto il sedere.

Volo alto sopra le orizzonti
gli dei e gli spiriti celesti
sono solo un altro mondo
l'anima è la carne

e la carne galleggia a stento
nel letame.



Giùciaravolo

lunedì 4 luglio 2016

Con fritto gene razionale

Son lontani quei tempi
quando con mio padre
ogni occasione era buona
per giustificar l'alterco,

anelavo a prender il volo da solo
senza più catene familiari,
il mondo uno spazio inesplorato
e la vita un sorriso appena accennato,

fu così che per mia scelta
mi ritrovai tra alti e bassi
e innumerevoli peripezie
ad esser padre per conto mio.

Ma padre di che e di chi?
Non ho mai accettato di appartenere
alla foltissima schiera dei figli
chiamati così in modo anonimo,

perchè dico sempre quello che  penso
e penso prima di dire,
il mio nome, la mia storia e compagnia cantata
sono solo un piccolo accenno di quel sorriso,

la libertà la conquistai quand'ero ancora in fasce
catapultandomi dalla vecchia culla a rete
iniziando ad esplorare
quell'infinito che ancora tanto m'appartiene,

ho sempre riscontrato
le bugie spacciate per verità
un po da tutti
ma sopratutto da quelli che ebbi vicino,

non giudicai
facendo il finto tonto
o peggio il santo in ginocchio sopra la colonna
m'immedesimai giusto un poco

per comprendere il perchè
di simili idiozie
giungendo alla conclusione
che senza queste molti si sentono ignudi,

meglio nudi
che mal vestiti
ciò che si desidera essere
non è mai ciò che si è...

perchè spesso si è di più
e inconsapevolmente
si imita sempre il peggio
per aver un ruolo nella recita di gruppo,

fu così che scoprii
il lato puzzolente
delle delusioni, delle invidie
dell'avidità  dell'immondezzaio umano.

A notte fonda contavo le mie vertebre
estasiato dalla perfezione meccanica
di quel riuscito esperimento
originato dai miei  antichi avi,

nacque un uomo nuovo
da un'altro appena nato
abortito per necessità di causa
senza chiedere il parere a nessun dio.

Decisi di percorrere da solo
un breve tratto fino giù alla scogliera
trovai lì una sirena bruna
immobile con lo sguardo attento all'orizzonte,

i suoi morbidi capelli
attirarono le mie dita
un seno prosperoso fece tutto il resto
in quattro e quattrotto fui lesso come un luccio,

catturato dalla stessa rete
da cui ero sfuggito  tempo prima.
Medesime situazioni sature di obblighi
e piccoli accenni di ilarità

per soddisfazioni sempre più esigue,
il tempo e il lavoro
mi resero ancor più animale
tanto da confondere il bere col trombare

da quel luccio
nacque un altro uomo nuovo
molto più scaltro, amabile, intelligente
e sopratutto silenzioso,

da qui a qualche tempo
mi trasformerò per grazia della morte
in qualcos'altro.
Ma chi se ne frega.



Giùciaravolo