giovedì 30 ottobre 2014

Aspie

Di come giunga vita
nella materia vivente delle cose
è cosa meravigliosa

la vita implica
la vita stessa
un perpetuo moto
di forme e immagini

senza luogo
ne spazio
alimentato dal caldo vento
del fuoco millenario

questo calore
che risuona in ogni cosa
è privo di forma
inizio e fine

qualcuno lo chiama amore cosmico
per altri è altra cosa
indefinibile perchè
indeterminato

l'anima galleggia
tra tremendi spasmi
e gioie indescrivibili
tra furore e timore d'ogni cosa

la perfezione appartiene all'intelletto
all'anima invece
lo spazio infinito
che s'allarga per difetto

in nessuna delle due
esiste la dimora
frattali e teorie
ne descrivono l'effetto

solo nel percorrere
si cagiona cosa
ed in perpetuo
la forma si rinnova

all'infinito eternamente.

giuseppeciaravolo 

domenica 26 ottobre 2014

Alle donne

Quanta ignoranza
dell'umana specie
vien tramandata come storia vera
quand'invece è sol frutto di sopruso

nell'ottusa religion ella è
a volte costola a volte musa
e quasi sempre tentatrice austera
come fosse di natur aliena

maledetti siano tutti questi scrittori
che negando realtà vivente
trasmisero nei secoli l'idea
che fosse deficente dall'origine

ella più del maschio è
portatice di vita oltre che intelligente
le negarono potere per timore
fino a qualche tempo fa
non potevano nemmeno votare

che assurda cultura fu mai questa?
è come se dall'età della pietra
non si fosse mosso passo.
ma la storia quella vera

è assai differente da quella tramandata
qualcuno ricorda Ippazia
che all'oblio dell'ignoranza
preferi morte crudele
e non è ricordata come santa.
perche?

la stessa Giovanna impavida
portò unita tutta Francia
a sconfiggere l'invasore inglese
in cambio ebbe pira e poi fu santa
perche?

quante mamme generaron figli
morti poi nelle tremende guerre
nessuno ricorda il loro pianto
perche?

e non son considerate sante.

oggi come ieri si mostra tutto il corpo
ci si modifica il viso
si gonfia il seno
per divenir ancor piu schiave di prima
perche?

si faccia come si creda
non sarà la mia voce roca
a cambiar la storia
ma svegliamoci prima che a noia
sopraggiunga la morte in vita.


vi amo.


giuseppe Ciaravolo 

martedì 21 ottobre 2014

Bu colica

BU COLICA


Immerso nel silenzio
del mio dunque
m'appoggio per un po
al ramo secco del giallo giunco

immerso tra i filari
dei peschi spogli
all'ombra delle poche foglie verdi
scompongo la memoria

in immagini sempre più sottili,
ecco vedo avanzare
lungo il tappeto
di color  gran arlecchino giallo verde

guerrieri al galoppo
con armi in pugno e ferri
non mi spavento
attendo fermo impatto

 non ho timore
e ne cerco rifugio
inutile fuggire pusillanime e sgomento
 la paura t'insegue per l'eterno,

l'immagine scema lentamente
riducendo quel galoppo
in un piccolo movimento,
l'aria della sera soffia  prima

sulle cime delle piante
a forma d' ago e senza foglie
il fusto contrabbanda un po di linfa dalla terra
prima che giunga nuova morte,

l'immagine riprende corpo e forma
un viso di bimbo mai esistito e senza fascia
sorride e stride
creando al tempo stesso luce e ombra,

nuovamente posto
il mio sguardo in direzione fiera
come cavallo al gran galoppo
che non teme ostacolo o frontiera,

nessuna pace regna
e nessuna verità si cela
quando all'avvicendarsi di sentire e immagini
si posiziona la propria vela,

presto giungerà la sera
ed io sarò tornato nella mia tomba
ricca di amuleti e cose certe
ignaro del cambio di stagione

che è perenne,

ad ogni istante aggiungo segno
ad ogni segno un immagine sbiadita
dolce immergersi per uscirne vivi

dopo l'ennesimo combattimento.


giuseppeciaravolo

domenica 19 ottobre 2014

Il pianeta delle scimmie

Sempre più spesso nei brevi ed insignificanti dialoghi che mi capita di ascoltare o partecipare noto con gran rammarico e sgomento oltre alla assoluta mancanza di argomentazioni profonde anche un uso spropositato di affermazioni sponsorizzate da chissà quale mente malata e che puntualmente diventano di uso diffuso tanto da creare veri e propri circhi di scimmie ammaestrate un po come succede per il segno della croce che sembrerebbe scongiurare ogni avversità.L'altra sera fui invitato a cena (con inganno) da due miei amici lo scopo era una raccolta di firme per una certa cosa, come spesso accade in questi convivi dove vengo considerato sempre scomodo ho assistito ad un vero e proprio show di luoghi comuni spacciati per fantastiche e moderne novità , in primo luogo odio il linguaggio diffuso senza una profonda conoscenza dei termini e dei significati delle parole .Si parlava di politica e altro ad un certo momento il genio innovatore ha fatto compiere l'odioso gesto delle famosissime virgolette con le dita ai lati della testa(uso diffusissimo a tutti i livelli) seguito poi da un "ma di che cosa stiamo parlando?" copiato dai numerosissimi talk show a tema e ripetuto da infinite bocche,tra questi ci sono anche molti colti (laureati ) che dovrebbero a mio parere cercare qualche forma più autentica e personale di espressione in virtù del tanto sudore sprecato per ottenere quel titolo che dovrebbe essere un minimo requisito per la conoscenza.In questo particolare caso ho preferito non intervenire a riguardo per non rovinare la festa agli illusi, questo mi capitava anche tantissimo tempo fa quando al liceo si affrontavano argomenti di una certa particolarità dove si preferiva il luogo comune e l'ammaestramento riconosciuto alla propria autentica e unica e profonda considerazione,qualcuno mi considerava fuori dal tempo altri il solito rompicoglioni dubbioso e capace solo di rovinare il giochetto delle parole per non dire nulla.Ho sempre ritenuto giusto dire la mia argomentando cercando di mettere in evidenza quelle assurdità spacciate come sapere assoluto e inoppugnabili dimostrando la falsità aberrante sostenuta solo ed esclusivamente da una scelta di fondo che trova la sua reale ragione nella convinzione cieca.La serata continua il vino scalda il cuore e gli animi, due musicoidi suonatori di due eccelsi strumenti mi stuzzicano forse involontariamente riguardo alla musica e al valore che si può dare ad un opera rispetto ala sua esecuzione, non ho studiato musica non conosco lo spartito e sono un autodidatta in quasi tutte le cose, questi ritenevano a gran voce che chi esegue i brani di un determinato autore ha il merito di aver realizzato l'opera superando chi l'ha creata, nulla di più illogico e falso, ho fatto diversi esempi chiamando in causa i compianti maestri e geni del passato che puntualmente vengono violentati nella loro musica da scimmioni ammaestrati che per vezzo e per pecunia stravolgono talvolta anche opere che hanno bisogno solo di essere eseguite come l'autore voleva, questa specie di libertà è un imbarbariento della cultura, immagino il mio amico fruttivendolo che recita Dante tra le zucchine e il pomodoro chiamando il caro vita inferno e l'evasione fiscale Virgilio.Continuo a pensare che di amici non ne ho nemmeno uno molti fanno a gara per farmi sbagliare, io sono il primo a dire che l'errore è il mio maestro principale della vita senza il quale sarei rimasto allo stato di umano vegetale,guardando bene il loro aspetto mi accorgo che sono molto più simili ad anmali che ad esseri umani, ci sono iene, sciacalli, gufi , civette, topi e zoccole,ragni, pidocchi, maiali, formiche, cani, asini convinti, muli e piattole.In natura tutti gli esseri anche con forma diversa hanno in comune la stessa caratteristica che è la vita e il sentire,rendersene conto può ingrandire quello spazio che spesso noi stessi limitiamo.

mercoledì 15 ottobre 2014

Fango e funghi

Che la natura
ci contesti qualche danno
ogni tanto
è cosa accidentale,

ma il perseverare
non è solo diabolico
quando a sventura
si cela subdolo inganno,

in questa nostra bella terra
governata da geni d'ogni specie
da Palermo ad Aosta
quando acqua scende

provoca tremende tragedie,

benché ci siano i presupposti
per offrire rifugio e salvataggio
alla popolazione inerme
si preferisce passar la mano,

dando  la ragione degli eventi
al dio affogatore
o all'imprevedibilità del cataclisma
abolendo in un sol colpo

tutte quelle scoperte
che dal buio dell'ignoranza
hanno spinto l'uomo all'eccellenza
riportandolo a subire  il dolo

come nel cieco medio evo

le regole stabilite
per la divisione del potere
hanno come fine ultimo
l'incrementare con bonus di appannaggio

le tasche già piene
dei servi stagionali del potere
che in beffa alle risorse disponibili
arredano i propri suntuosi piani nobili

una macchina difettosa
quella della riparazione
dove c'è molta pecunia
difficile trovare una soluzione,

la matematica non è un opinione
basterebbe mettere in pratica
quel che la ragione
suggerisce a gran voce,

ma le risorse comuni
son destinate a diventar
strumento proprio
 avidi bottegai da quartiere,

che all'emergenza
preferiscono rispondere
con un salto di carriera
e ai bisogni  con una maschera di cera,

fortunatamente la popolazione
si muove di moto proprio
ecco giunti da ogni luogo
angeli disposti a lavorare duro,

senza soldi e ne usura
consci di appartenere
alla stessa specie
dove a calamità

si risponde col fare delle mani
e non  a credere,
che non ci sarà
mai un domani,

dopo la tempesta
viene subito il sereno
ed ecco spuntare in ogni luogo
funghi velenosi dall'aspetto di iene,

sempre disponibili a dar responso
proclamare editti
suggerir le soluzioni
e fare la colletta

questi cialtroni
stando ben lontani
dal fango e dalla melma
vogliono solo assorbir sostanza,

spesso chi è costretto
per geografia del luogo e per pecunia
deve vivere e morire
in prossimità del fosso,

i fiumi ed i torrenti
son da ripulire
un tempo i nostri avi
usavano quei sedimenti per costruire,

l'immobilismo regna in ogni direzione
sempre più funghi s'aggiungono
e sempre meno mani
a far lavoro necessario,

l'urgenza è trascurabile
si preferisce un invito a cena dai notabili
o un concorso letterario a premi
per parcella e visibilità della persona,

bottegai senza scrupoli
con la coscienza sempre a posto
la calamità è per il popolo
per loro un altro appartamento

ai piani nobili.


giuseppeciaravolo








martedì 14 ottobre 2014

Nessuno si salva, siam tutti salvi

Amici miei
non cercate nel vuoto
quello che pieno già avete
dentro ognuno di noi
c'è conoscenza certa,
non esitate a far vibrar
la corda del sentimento
senza artificiar natura
con ingannevole pozione,
siam discendenti tutti
da uomini piu forti
che dai tempi più remoti
sopravvisero agli eventi
condividete la gioia della vita
perché solo sapere
è come calice d'oro vuoto
inebriate la vostra stessa essenza
con soave e utopico sogno
tutto è possibile
a chi libera se stesso dalle paure
nessuno si salva dal trascorrere del tempo
siam tutti salvi se viviamo sentimento.
giuseppe Ciaravolo

mercoledì 8 ottobre 2014

Non credo

Non credo
che basti solo credere
per risolvere
magicamente tutto,

non credo
nella solidarietà
delle persone
senza un fine utilitario,

non credo
nell'amore eterno ed incondizionato
di una mamma,
spesso questo si evince

solo quando figlio muore
tralasciando in parte
le sofferenze quotidiane della prole
per più appetibili impegni,

non credo nella fratellanza
perchè benchè simili
siamo tutti dannatamente
soli e differenti,

non credo nella legge d'attrazione
perchè a qualunque desiderio
s'aggiunge sempre e inevitabilmente
cocente delusione,

non credo nelle persone
che vivono nell'agiatezza
che possano fare qualcosa
per i bisognosi,

non credo nella povertà dei mezzi
che troppo spesso
si fa coincidere con umiltà
e santità in campo,

la disperazione e la necessità
sono destrieri impazziti
che travolgono tutto e tutti
oltre al bisogno s'aggiunge sgomento,

non credo che la poesia
sia linguaggio universale
le parole ingannano sempre
lasciando trapelare qualche accenno di verità,

non credo nell'amicizia
per affinità elettive
troppo spesso si
è costretti e non per scelta,

dover venire a patti
con un sistema
che ti vuole all'interno di un gruppo
o una fazione,

annichilendo per un pò
quella disperazione interna
t'affianchi ad altro disperato
credendo di superar problema,

non credo nella bontà del cosmo
violenza e sangue
e morte sono ingredienti
necessari alla vita,

come l'aria, il pane e l'acqua
per questo motivo
nessuno può essere redento
la materia impone sacrificio ed uccisione,

per vivere ogni giorno
necessitiamo di alimentazione
che provenga d'animale
da frutta o da verdura e ortaggi

crea poca differenza,
i nostri stomaci famelici
divorano per natura propria
fare una preghiera,

un inchino o un ode
non aggiunge meno sofferenza
alla cosa trasformata
per alimentazione,

non credo nella forza
come mezzo per sopravvivenza
perchè sopraffazione
crea più disagio e sofferenza,

non credo nei miracoli
per grazia ricevuta
non ho mai visto
ricrescere un arto ad un monco

o riprendere la vista ad un cieco
che non avesse già gli occhi
queste magie sono
come specchi per allodole

ad ogni manifestazione
s'aggiungono migliaia di credenti
che non saranno mai graziati
in questa lotteria dai premi incerti,

non credo nella famiglia
come cellula principale
del vivere civile
e dell'evoluzione sociale

troppo spesso
all'interno di queste piccole gabbie
c'è più vilenza e inganno
e sopraffazione che in conflitto mondiale,

non credo nella sincerità dei bimbi
che presto apprendono
come ottenere ciò che vogliono
perchè consci di essere accuditi

in quanto tali
a cui il genitore corrisponde
sempre più spesso
per dar ragione e senso

a qualcosa che crede
ma di cui non ne conosce il vero.

Non credo in me stesso
perchè sono uno , nessuno e meno uno
difficile definire un fiume che scorre
la moblità del flusso

rende impossibile
qualunque analisi precisa
solo convinzione ti convince
sbagliando sempre previsione.

giuseppeciaravolo


giovedì 2 ottobre 2014

Servi della gleba

I nostri avi
nomadi e girovaghi
furono illuminati in qualche modo
da qualche strana idea nascosta

capace di fermare
quel lungo peregrinare
spesso senza meta
e col rischio d'imboscata addosso,

non so se fu Demetra
o Cerere o Iside
a dare all'uomo il seme
per celarlo in suolo e scomparire

dalla morte di questo piccolo granello
arbusto o pianta
cresce con il tempo
assecondando le sue vesti

alle stagioni in corso,

grande meraviglia
ragione intrinseca
di come il cosmo  crei gratuitamente
e poi  allo stesso tempo distrugga,

nessun uomo
può vivere senza l'alimento
meglio fare scorta di pianta salutare
che pascolar gregge che muore,

il tempo ha dato ragione
a questa grande innovazione una sicura
allontana l'incertezza della scarsità aumentando dote,

di frutti e grano e cose
ce ne sono in abbondanza
ogni uomo ha diritto per natura
all'alimento per sopravvivenza,

l'uomo stesso essendo assai geniale
ha reso questo dono suo personale
dimenticando l'origine e il senso
di una natura che dona e prende

gratuitamente

e cosi che piano piano
ai giri di migliaia di clessidre
alcuni si ritrovano proprietari
e altri schiavi

per  nutrire
se stessi e gli altri,
un' acuta distrosione
del linguaggio universale

fame e sete
diventano man mano
appannaggio
di un numero sempre maggiore di persone,

questa condizione
ha uno scopo ben preciso
la necessità del prossimo
crea la ricchezza del suo simile.

Quest'infame condizione
giunge invariata
fino ai nostri giorni
nonstante i tentativi

di matematica e tecnologia
di debellar per sempre
lo spettro del bisogno necessario
l'avidità distrugge il mondo ogni giorno,

simile ad un serpente
che si nutre di se stesso
più ingoia e più ha fame
giungerà il momento

di essere arrivati al fondo
dove l'avida bocca
dovra nutrirsi di se stessa
e poi crepare inevitabilmente,

in questo contesto s'inserisce silenzioso
il mondo delle braccia da lavoro
un tempo erano nostri conterranei
adesso giungono da paesi assai lontani,

la dinamica non è cambiata
10 ore di lavoro
per un pezzo di pane
a cui si deve aggiungere

una parcella quotidiana
al caporale di comanda
senza il quale non puoi attingere
a quella risorsa naturale che è già tua,

donne dalle braccia gonfie
e i visi segnati dal sole
cantano nei campi estesi
ignorando la fatica

sono loro che parlano alle piante
sono loro le padrone
in quel momento ogni istante
cambia il corso del tempo

una canzone in coro
rincuora il malumore
e rende disponibile e franco
anche il silenzioso,

una fratelanza assunta dal dolore
dalla fatica di mestiere
e dal contatto con la terra
dove ognuno nasce e poi muore,

il principale chiuso nell'ufficio
ripete i conti per far bilancio positivo,
e taglia e toglie dove ricavo non produce
immagina di essere un dio

e il mondo ai suoi piedi
ogni appezzamento è appetibile
il contado impoverito è costretto a vendere
per non fallire

altri affamati
in senso bilaterale
aver fame di pane o di soldi
sono la stessa cosa

anzi una differenza esiste
nel primo caso
la pancia si gonfia
e quindi tocca smettere
 
nel secondo è più difficile
far penetrare l'idea di qualche sazietà
la fame di danaro
crea ancor più fame di pria

povero signore ricco
lo compiango
ha quasi tutto
ed è ancora  bisognoso,

gli attimi sono uguali per tutti noi
cosi anche le ore
ei mesi e gli anni
finita la stagione delle piogge,

tocca fare i conti col beccamorto
una cassa in lengo d'acero
o in frassino non aggiunge nulla
al percorso a tempo stabilito,

perchè la natura

gratuitamente offre
e gratuitamente prende
l'unica speranza è nel ciclo
che da cosa nasce sempre cosa

per sempre.


giuseppeciaravolo