venerdì 15 luglio 2016

Ai poeti autocelebrativi

Non so se faccio bene
a dir quello che ho in mente
purtroppo è una costante
che m'accompagna da lungo tempo,

a leggere certe rime
se così vogliamo chiamarle
è come ripetere il padre nostro
con tutti i mortacci di seguito,

un fare versi per ricevere altri versi
in un tumulto di grugniti
da fare invidia perfino
ai poveri porci,

poveri questi uomini
che si sollazzano col tanfo dei propri peti,
ancor più pezzenti son coloro
che pur non comprendendo la nullità

applaudono per esistere in qualche modo.
Questo non è poetar ma cinguettar
col verso delle allodole
confondendo  i due piccioni con la fava,

l'essere ignoranti può essere una scelta,
ma fare gli asini in cattedra è insopportabile.
Purtroppo malgrado tanti suggerimenti
leggo ancora certe storture,

non commento perchè
nell'istante stesso tengo le mani sulla fronte
per vomitare con disgusto
la serie infinita di corbellerie lette e non digerite

espresse in maniera così petulante
da fare concorrenza
alle grancasse rotte dell'ultima banda cittadina
di un paese dimenticato da dio e dagli uomini.

Leggetevi e capirete
se trovate le mie rime troppo amare
vi consiglio di voltare pagina e ignorarmi
per continuare il vostro percorso,

carico di feticci dal tanfo insopportabile.
Le rime baciate sono un vero strazio
ad ogni frase la propria filastrocca
tutto per non dire nulla in fondo,

un divertimento per personalità
con difetti bipolari e schizofrenici.
e costoro hanno il coraggio di chiamarla arte,
ma per piacere rileggetevi

ed abbiate almeno il buongusto
di vomitarvi addosso qualche volta
forse in questo modo capirete
 quanto danno fate a dir quello che non sapete.


Giùciaravolo

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