sabato 8 novembre 2014

Al mio amico Giggino

Nella nebbia
di questo uggioso inverno
desio mi viene
di far un giro al cimitero,
non credo alla ricorrenza
e ne spero nella resurrezione
di carne e ossa lesse,
saluto per un poco
l'amico deceduto un tempo,
un saluto fatto di immagini sbiadite
rimembrarle un poco
le rende sempre vive,
e voci e suoni
estinti con quel corpo
risuonano all'infinito
nel mio labile ricordo,
i corpi stesi
come in una parata
in ordine di fila e selezione
sembrano attendere lo squillo di tromba
per fare l'adunata,
altro che livella
del grandissimo Totò
gli involucri son coperti
da lastre pregiate e spesse,
quasi a volere dimostrare
che nell'aldilà esiste rango e pregio
e maggior visibilità
oltre a fare utile aggiunge arredo,
foto scintillanti
presentano i defunti in posa
ad ogni sguardo un fugace ricordo
che mi riporta indietro fino a lor vagito,
su una lastra è scritto addio
su un altra poi lo dico
su un altra ancora
arrivederci a dopo,
tra tutto questo fasto
di luci e gran splendore
intravedo la posizione
del mio vecchio caro amico,
emerge tra le altre
perchè fatta di legno come per le aiuole
con una croce in testa
che sembra di cartone,
a cosa serve tutto questo
se non ha dimostrar
che chi perì in miseria
dev'essere giudicato
dall'occhio in quella maniera?
meglio i camposanti anonimi
una croce uguale per ogni morto
simile a quello sulle pendici
del monte di Cassino
o in fondo al Mare Morto,
caro amico difficile ed avverso
fu il tuo destino
ricordo ancor quand'eri vivo
che per nomignolo ti chiamavamo il morto,
e le serate a ridere e scherzare
il tempo è un gran tiranno
ma non cancellarà mai
il mio ricordo.
GiuseppeCiaravolo

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