sabato 5 settembre 2015

Canto VII IL TERRESTRE

L'impossibile è il nulla,
nel miasma di ogni giorno
tendere la mano
verso la porta per catarsi

spinge al superar se stessi

cadendo dentro un fosso
sempre più profondo
un'embolia, un'overdose
una sbornia esagerata

hanno tutte la stessa madre

un paradossale rendersi liberi
finendo schiavi
le allucinazioni e il consumismo
incatenano lo spirito gettando via la chiave,

di drogature ce ne sono anche senza sostanza,

come quelli che per credo
affliggono il simile
giudicandolo con la propria giustizia malata
appendendolo in piazza come ammonimento,

un avvertimento a non osare

contro l'ordine costituito
dal celestiale insegnamento
orde di fanatici invasati
uccidono senza pentimento,

certi di non esser giudicati

un sacrificio necessario
per diffondere il terrore nelle strade,
attraverso il quale
si manifesta un dio

che vive solo per il tanfo delle mucchie di cadaveri,

altri progressisti
si chiudono nei propri lager
inventando visioni di celeste creature
che solo attraverso loro

possono far provar la guarigione

in cambio di copiose donazioni
non sono escluse quelle di natura
un mercato per mentecatti
dove l'abuso è considerato un privilegio,

nemmeno i bambini sono esclusi dal massacro,

la malattia peggiore
per questi lestofanti
è rendere impossibile la vita agli altri
facendo della loro

un parco di divertimenti per privilegiati,

non mancano all'appello
nemmeno gli alunni
della scuola dell'amore
che spacciano di aiutare il prossimo

con i propri metodi di persuasione,

nella comunione
lo schiavo superiore
passa lo scettro ad un altro schiavo
per dare un senso

ad un altro dio, il dio padrone.

Il peggiore di tutti
è la dea pecunia
i cui adoratori sono tanti,
molti, forse tutti quanti

difficile resistere al suo fascino,

dall'alto in basso
tutti venerano questa grande troia,
come se fosse la fonte d'ogni bene,
averne tanta in tasca significa godere sempre,

dimenticando che è solo carta straccia,

questa civiltà
malata ed agonizzante
t'impone il sacrificio del lavoro
come un diritto

e la schiavitù che ne consegue come dovere,

ho visto piccoli fanciulli
sottratti al gioco con le pietre
per essere condotti nelle miniere
a far da schiavi

a quei vecchi vigliacchi signorotti in putrefazione,

la loro prole è al sicuro
perchè la badracca*
li allatta col proprio seno
ricco di marciume e d'indifferenza,

per fortuna si muore tutti, a poco a poco

la schiavitù peggiore
è quella di se stessi
difficile capir chi sei
se non ti sei trovato solo

almeno per un attimo

e pensare e riflettere
su tutte quelle idee
che ti hanno attraversato
e tu puntualmente

come un asino le segui ciecamente,

non c'è scampo
siam tutti drogati di qualcosa
eppur all'interno di ciascuno
una piccola fiammella non soccombe mai,

alimentata da se stessa

non ha forma e ne pretesa
si meraviglia del nulla
e trova gran sorpresa
nello scoprir che siamo in ogni cosa

nei molluschi, nei tramonti,nel godimento,

un vivere d'intenso
senza prospettiva
uno scivolar lento verso l'infinito
ignoto e controverso,

come ogni fottutissimo giorno della vita.



Giùciaravolo


baldracca(pecunia, danaro)





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