lunedì 24 agosto 2015

Paese mio in festa


Paese mio
che lieve t'appoggi
tra terra e mare
tra fuoco e cielo,

quanto sei cambiato
rimanendo sempre uguale
nessuno se n'è andato
tranne me,

brillano le stelle
accompagnate dai fuochi di parata
perfino al cimitero
suona la campana,

fiumi di persone attraversano
le tue strette arterie
come sangue nelle vene
per giungere al cuore della cattedrale,

i santi sciolti dai vincoli
son sorretti in spalla
tra i devoti in lacrime
e le vedove esultanti,

più in là lo scemo del paese
recita a più riprese
lo stesso repertorio di una volta
i borsaioli fanno lo stesso,

tra una spinta e una scusa
fanno la festa a qualcuno
godendo di nascosto solo loro al buio,
la campanella ha preso il posto delle tre carte

la combriccola è la stessa
sono anni che recitano a memoria,
il palo, il gaffo e il mazziere
di polli ce ne sono sempre tanti nelle fiere,

quest'allegria allenta ogni tensione
l'oste offre e l'ubriacone beve
due giovani in disparte

si amano festeggiando a modo loro.


Giùciaravolo

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